Arianna

Quando ho sentito il mio papà, mi ha raccontato che lo ha chiamato Arianna dall’Inghilterra, vive lì e lavora in un ricovero per gente sola. Dice che le basta poco per essere felice, è giovane e credo sia molto bella. Io non l’ho mai incontrata, né conosciuta, se non attraverso i racconti del mio genitore. Si è trasferita da tempo. Non sapevo intercorresse tra di loro una comunicazione telefonica, del resto non mi meraviglio perché con mio padre si parla molto bene e non sono di parte. Anzi, con me lamenta che il telefono è pesante, che è stanco, ottenebrato dalla sua anzianità, tanto che, a volte, lo chiamo l’uomo bicentenario. Credo tutto questo possa starci, poi con gli altri si attarda in lunghe conversazioni telefoniche, anche perché ha una memoria storica che metterebbe in crisi Pico della Mirandola. Arianna ha perso da poco il suo papà, vorrebbe conoscere la sua storia prima del matrimonio con la mamma e chi meglio del mio papà potrebbe raccontargliela?

La loro amicizia fu storica in tutti i sensi, un gruppo di amici che sono cresciuti insieme. Si sono confrontati, hanno fatto gimkane sulle moto o sulla vespa, ne hanno combinate di tutti i colori e si sono aiutati sempre. Sostiene giustamente Arianna che un’amicizia come la loro è rimasta un esemplare unico. Come mi piacerebbe raccontare di lui, del Paese nel quale è nato e cresciuto. Eppure, che dirvi? Non vuole, rispetto il suo desiderio, è giusto così. Sembra che solo i desideri della sottoscritta debbano venire in secondo piano. Chissà. Prendo atto e procedo, il tempo è galantuomo. Auguro ad Arianna ogni bene e sono contenta che abbia trovato un punto di riferimento in papà.

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